martedì 24 settembre 2013

A Game of Desks

Quest'anno scolastico è iniziato con una sensazione nota, una ventata dall'infanzia. Come quando da bambino finivi sulla casella del Gioco dell'Oca che diceva "Tira un dado: se fai meno di cinque riparti dal via", e ancora non sapevi dell'esistenza dei dadi a venti facce da Dungeons and Dragons, che se no un pensierino a barare di brutto ce lo facevi pure. Ecco, gli educatori a Milano quest'anno col dado han fatto 1. La giunta comunale ha tagliato abbomba i fondi (che, se ti fai il culo per organizzare l'expo, con qualcosa quel culo te lo dovrai pure pulire, e il welfare c'aveva la giusta morbidezza) e così io mi sono ritrovato, come molti colleghi, separato dai miei ragazzi dell'anno scorso. Cambio scuola, cambio utenti, cambia tutto.
Ripartire dal via, come quando fai game over e non sai bene dove hai salvato, ma sicuramente prima del boss. E infatti la partita ricomincia e parte la corsa ad accaparrarsi degli orari decenti e classi gestibili, tutto tra i falsi sorrisi, gli inchini e gli intrighi tipici della sala professori. Pare di vivere nella serie "Il Trono di Spade", ma senza sgnacchere nude.
Parte la sigla -Papapapa papapapa- e la camera zooma dalla postazione bidelli alla palestra. Cambio di lenti con effetto sonoro figo ('zing! zing!') e siamo davanti alla 2^E.
"Buongiorno", dice il confidente di tutti, viscido e untuoso. Laggiù sorseggiano caffè la spia doppiogiochista, la vecchia intrigona e la giovane supplente un po' passiva che non s'è resa conto delle teste che saltano attorno a lei. Il preside è una figura assente che vive di fausti passati mentre il vicepreside, alias la Mano del Re, si smazza tutto il lavoro sporco. E al Gioco delle Cattedre, si vince o si muore.
E dopo aver steso la tua strategia, compilato le tue tabelle orarie, spostato disponibilità e chiesto compresenze, è allora che senti dietro di te il coro dei tuoi vassalli che ti acclamano mentre avanzi trionfante nel corridoio... Sorridi beffardo, perché tutto combacia, e consegni alla Mano del Re il tuo orario settimanale perfettamente equilibrato e incastrato.
Lui ti guarda accigliato e solenne, e preferisce parola:
"Bene, da settimana prossima però cambia l'orario, quindi ci sarà da discutere".

È in quel momento che capisci che non sarà un anno facile. E non hai ancora incontrato i ragazzi.

Suona "the Rains of Castamere", dissolvenza sul nero mentre urli la tua disperazione al soffitto.

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