sabato 12 ottobre 2013

La crisi lessicale dello Tsubo premuto

A scuola è tornata l'insegnante di inglese di ruolo, che nessuno voleva. No, stavolta non è una mia malcelata cattiveria, ma un dato di fatto: persino i colleghi le avevano consigliato di prendersi almeno un anno sabbatico, considerato che soffre di crisi di nervi innescate dal contatto coi ragazzi. Niente di pericoloso per loro, ma per esempio ha l'abitudine di parlare da sola in classe invece di fare lezione, usa un lessico non proprio da scuola media e il suo scarso controllo delle espressioni facciali ogni tanto la congela in smorfie truci con occhi traballanti e vene pulsanti in vista. Ricorda un po' i cattivi di Kenshiro quando lui gli preme lo Tsubo e loro si gonfiano prima di esplodere. L'altro giorno ha avuto una di queste crisi-tsubo in prima, scatenata dalla pronuncia non perfetta della parola fifth.
Bimbo: "FifT"
Prof con occhio ballerino: "FifTH!"
Bimbo: "FifS!"
Prof con vena pulsante: "FIFTH!"
Bimbo con sudori freddi: "...fifV?"
Prof in limit break: "Ti devi allenare! Possibile che alle elementari non vi abbiano insegnato le basi della fonetica? Dovreste sapere che i ragazzini hanno un età in cui è ancora possibile acquisire abitudini fonatorie!"
Attimo di attonito silenzio in cui tutte le teste degli alunni si girano verso di me con sguardi giustamente confusi.
Bimbo: "Acquisire cosa?"
Io, sottovoce: "Significa che potete ancora imparare a fare dei suoni a cui non siete abituati."
Tutti: "Aaaaah!"
Prof, più calma: "Allora, chi ripete il concetto che vi ho illustrato?"
Bimbo coraggioso: "Ha detto che siamo ancora capaci di imparare a fare suoni nuovi!"
Prof: "Non ho usato queste parole! Ho detto che potete ancora acq..."
"...acquisire..."
"...delle abitudini fo...?"
"...fotoniche."
Segue scroscio di risa che per fortuna coinvolge anche la prof.
Ora, non so voi ma io rimpiango di brutto di non aver più l'età per acquisire abitudini fotoniche.
La tipica, equilibrata espressione dei cattivi di Ken che esplodono
 

mercoledì 9 ottobre 2013

La prova dell'Orso Baloo

Facciamo che vi racconto una storia. Fidatevi, per capire meglio l'episodio di ieri serve avere ben presente "Il Libro della Giungla".
Allora, abbiamo questo bambino, figlio di genitori che lo abbandonano, che cresce in un contesto ostile avendo come riferimenti principali dei lupi disfunzionali che lo lasciano solo tutto il tempo. Il bambino diventa iperattivo, sventato, dotato di un linguaggio rasoterra e presumibilmente di una scarsissima igiene personale. E già qui è indistinguibile da molti dei miei studenti.
Crescendo, il bambino cerca degli adulti competenti fuori dal suo branco, e incappa in Baghera, pedante felino dall'aria ansiosa (come una buona fetta dei professori), e in Baloo, orso un po' fancazzista che gli insegna a sopravvivere con lo stretto indispensabile.
Ecco, l'educatore è un po' Baloo: caciarone, fondamentalmente disinteressato alla didattica tradizionale e che insegna a cavarsela con le briciole e divertirsi con poco, tipo un albero che ti scortica la schiena. Ovviamente Baghera lo guarda con bonaria superiorità e lo compatisce un po', ma alla fine è contenta perché gli sciacqua di torno Mowgli quando il nano diventa troppo molesto.
Ora, il punto è questo: come mai Mowgli sceglie di fidarsi di Baloo? Semplice: Baloo è grosso e gentile e sa difenderlo dalle minacce della giungla: per lo più tigri e scimmioni che lo bersagliano con le feci.
Tutto questo per dirvi che arriva sempre il momento in cui all'educatore (maschio) viene richiesta la Prova di Baloo, cioè una dimostrazione di maschia forza per dimostrarsi all'altezza come figura maschile. Quante volte ho ripetuto 'maschio'? D'altronde è il punto centrale, perché con le ragazze questi problemi non ci sono (ce ne sono altri).
Ieri è arrivato questo momento con uno dei miei nuovi utenti, Cyttorak (per tutelare la sua privacy lo chiamerò col nome della forza demoniaca della distruzione inarrestabile dei fumetti degli X-Men).
Nona ora, pomeriggio del martedì. L'ultima frontiera.
"Prof non ce la faccio più. Sono agitato, non riesco a calmarmi."
"Dai Cyttorak, andiamo nel parco, facciamo una passeggiata per distrarti."
"Ok. Posso fare qualcosa per sfogarmi? Facciamo qualcosa di sportivo!"
Eccoci. Sta scattando la Prova di Baloo, non si può più sfuggire. Esistono solo due esiti possibili:
1. Trionfi nella prova sportiva e dimostri che età, esperienza e allenamento ti rendono fisicamente adeguato a fare da guida a un dodicenne;
2. Ti palesi per la schiappa che sei a calcio/basket/biliardino/ping-pong/quello-che-è e passi i successivi mesi a sopportare lo sfottò per far capire che con un po' di autoironia si può metabolizzare la sconfitta ed essere orgogliosi di esistere anche se non si eccelle negli sport.
Ora, indovinate qual è la via più facile e quale invece l'esito che ottengo sempre io?
Insomma, Cyttorak mi porta sul percorso vita dell'enorme parco della scuola, facciamo un po' di riscaldamento e mi lancia la sua sfida:
"Prof, ma ce la fai a fare le trazioni alla sbarra? Io sono bravissimo."
Sudo freddo al pensiero di perdere contro un dodicenne alle trazioni, ma con sorriso spavaldo dissimulo, mi appendo alla sbarra e mi sollevo una decina di volte nascondendo la fatica boia dopo la sesta (perché, casomai vi fosse sfuggito, sono una schiappa). Atterro e aspetto il suo giudizio. Cyttorak mi guarda, sgrana gli occhi, apre la bocca, io mi preparo al peggio e...
"Ma sei fortissimo prof! Io al massimo riesco a farne due!"
Eeeeevvai, folla in delirio, pioggia di coriandoli, sono il fottuto Goku e Baloo può prendere questa vagonata di feci di scimmia e tornarsene al suo albero.
Il mio orgoglio per una volta ringrazia quest'esile corpo di non averlo tradito. I miei addominali oggi ringraziano un po' meno.

venerdì 27 settembre 2013

I Doni della Morte

Per il ciclo "Tutto in Famiglia", vi presentiamo oggi una piccola classifica dei peggiori regali che ultimamente i genitori dei miei ragazzi hanno fatto per comprarsi l'affetto dei figli. Quella del regalo che sostituisce la comunicazione nelle famiglie disfunzionali è una delle tradizioni più diffuse e dagli esiti più disastrosi nella storia dei fallimenti educativi, ma oltre ai gettonatissimi ma banalotti videogiochi, tv o motorini, ogni tanto i genitori più audaci si esibiscono in numeri inaspettati. Vi presento una selezionata top three con tanto di consigli finali stile cagacazzo di Real Time.

3. IL BEVERONE ZUCCHERONE
Se tuo figlio ha disturbi comportamentali, tendenze antisociali e una leggera obesità, la combinazione perfetta è regalargli una borraccia di metallo riempita con due lattine di Red Bull. Zuccheri, caffeina e taurina, per trasformare tuo figlio in una creatura docile (ed esile) quanto un ippopotamo. Di quelli che terrorizzano nottetempo i villaggi del Congo.
Per te MAI PIÙ CON mezzo litro di bevanda gasata al mattino che corroderebbe anche lo stomaco di un elefante.

2. IL BARBIERE DI FLEET STREET
Ok, questo non è un regalo materiale, ma andava inserito d'obbligo: una delle abitudini più cretine dei genitori con una decente disponibilità economica è quella di regalare ai figli un taglio di capelli a piacere, rigorosamente senza accompagnarli per vedere i risultati o porre loro un freno. Emblematico è il caso del giovane Piciarelli, che si presentò a scuola con il suo diminutivo PICIA scolpito sui capelli a caratteri cubitali (ovviamente ho modificato il cognome, ma l'effetto, vi assicuro, era identico).
Per te MAI PIÙ CON parrucchieri sadici che non ti avvisano se il tuo soprannome significa 'baldracca' in torinese.

1. LA RANA PSICHEDELICA
E in cima alla classifica troviamo... Il bambino ipercinetico con gravi difficoltà di concentrazione che arriva con una biro enorme sormontata da una rana che si illumina ad arcobaleno. L'ideale per non distrarsi. E badate bene, non una biro normale di quelle che si illuminano quando scrivi: per attivare le lucette di questo meraviglioso manufatto è necessario colpire con la rana una superficie rigida. Vi lascio immaginare la piacevolezza di una lezione di spagnolo con sottofondo di TAC! STONK! SDENG! a intervalli di un minuto di distanza per riattivare la penna ogni volta che si spegne.
Per te MAI PIÙ SENZA banco imbottito di gommapiuma per evitare l'esaurimento del personale docente, grazie!

martedì 24 settembre 2013

La linea di confine

Una delle cose più interessanti del lavoro alle scuole medie è che ti fa veramente capire quanto in poco tempo possa cambiare tutto. Metti piede in una prima, e trovi tanti orsacchiottini bisognosi d'affetto, che non si sono ancora resi conto che le elementari sono finite e vivono ancora in un mondo popolato da ovetti Kinder, Pokemon e un'ingenua curiosità per cose come le coniugazioni verbali. Nell'estate tra la prima e la seconda succede l'irreparabile. Trasformazioni! Peli! Sangue! Erezioni! Facce purulente! Che sembra la trama di un film di Rob Zombie e invece è la pubertà.
Questo confine non è mai stato evidente come oggi. L'inizio è da fiaba: immaginate di trovarvi in 1^C, dove bambini desiderosi di imparare vi guardano con occhioni luccicanti e sgranati dallo stupore. Mancano solo gli unicorni, ed eccovi un maledetto regno incantato. Il tutto condito da una giovane e volenterosa professoressa di italiano che ricorda un po' le maestre buone dei libri di Roal Dahl. Inizio la giornata così e sono ricolmo di speranze per il genere umano. Poi arrivo in seconda.
Sento gli strepiti e le urla dal corridoio. La bidella che fa brutto nell'angolo, scopettone alla mano. L'insegnante di sostegno arriva in lacrime, e con piglio Shakesperiano esordisce:
"Resisti, se riesci! Ahimè! Io qui non ci resto un minuto di più!"
"Che è successo?"
(Gesto teatrale per indicare con mano tremante la porta dell'aula) "Oltraggio! Affronto! Offesa oltre il prendono! Lui, immonda bestia senz'anima... Lui... Mi ha chiamato puttana!"
(Disappunto della bidella in controcampo, sguardi su di me, riflettore puntato, si aspettano una mia battuta e...)
Niente.
Non mi esce nulla di compassionevole che non suoni falsissimo, è già tanto se ignoro il mio cervello che scalpita per risponderle "benvenuta alle medie, tesoro" o "eeehi, che ti aspettavi?" come Uma Thurman con la Schwepps.
Cosa pensi che ti dicano dei dodicenni problematici con i cosiddetti girati? Insulti disneyani?
Passo la successiva ora a passeggiare con il ragazzino nell'ampio parco della scuola, mentre piano piano la sua rabbia svanisce. E se all'inizio dell'ora la prof 'la voleva picchiare', alla fine con le guance tutte rosse mi confida di sentirsi molto in colpa per le cose che le ha detto. E allora la linea di confine si fa pelo pelo più sottile, perché quando lui mi mostra il bambino che era, per un attimo riesco a vedere l'uomo che può diventare. E anche se cinque minuti dopo è già intento a scaracchiare su una sua compagna, posso sperare che quell'uomo non sia solo un'illusione. E che chiunque possa essere meglio di quello che una vita al margine ha fatto di lui.

A Game of Desks

Quest'anno scolastico è iniziato con una sensazione nota, una ventata dall'infanzia. Come quando da bambino finivi sulla casella del Gioco dell'Oca che diceva "Tira un dado: se fai meno di cinque riparti dal via", e ancora non sapevi dell'esistenza dei dadi a venti facce da Dungeons and Dragons, che se no un pensierino a barare di brutto ce lo facevi pure. Ecco, gli educatori a Milano quest'anno col dado han fatto 1. La giunta comunale ha tagliato abbomba i fondi (che, se ti fai il culo per organizzare l'expo, con qualcosa quel culo te lo dovrai pure pulire, e il welfare c'aveva la giusta morbidezza) e così io mi sono ritrovato, come molti colleghi, separato dai miei ragazzi dell'anno scorso. Cambio scuola, cambio utenti, cambia tutto.
Ripartire dal via, come quando fai game over e non sai bene dove hai salvato, ma sicuramente prima del boss. E infatti la partita ricomincia e parte la corsa ad accaparrarsi degli orari decenti e classi gestibili, tutto tra i falsi sorrisi, gli inchini e gli intrighi tipici della sala professori. Pare di vivere nella serie "Il Trono di Spade", ma senza sgnacchere nude.
Parte la sigla -Papapapa papapapa- e la camera zooma dalla postazione bidelli alla palestra. Cambio di lenti con effetto sonoro figo ('zing! zing!') e siamo davanti alla 2^E.
"Buongiorno", dice il confidente di tutti, viscido e untuoso. Laggiù sorseggiano caffè la spia doppiogiochista, la vecchia intrigona e la giovane supplente un po' passiva che non s'è resa conto delle teste che saltano attorno a lei. Il preside è una figura assente che vive di fausti passati mentre il vicepreside, alias la Mano del Re, si smazza tutto il lavoro sporco. E al Gioco delle Cattedre, si vince o si muore.
E dopo aver steso la tua strategia, compilato le tue tabelle orarie, spostato disponibilità e chiesto compresenze, è allora che senti dietro di te il coro dei tuoi vassalli che ti acclamano mentre avanzi trionfante nel corridoio... Sorridi beffardo, perché tutto combacia, e consegni alla Mano del Re il tuo orario settimanale perfettamente equilibrato e incastrato.
Lui ti guarda accigliato e solenne, e preferisce parola:
"Bene, da settimana prossima però cambia l'orario, quindi ci sarà da discutere".

È in quel momento che capisci che non sarà un anno facile. E non hai ancora incontrato i ragazzi.

Suona "the Rains of Castamere", dissolvenza sul nero mentre urli la tua disperazione al soffitto.

giovedì 23 maggio 2013

Il mio finale (a.s. 2012/13)

E ci siamo. Con due settimane di anticipo, oggi mi sono congedato dai miei ragazzi, perché le ore retribuite dal comune sono terminate. Vorrei innanzitutto ringraziare i miei lettori per l'inaspettato sostegno che il blog ha avuto (soprattutto su Facebook e sul mio altro posto di lavoro) generando infinite discussioni e qualche grassa risata!
In attesa della riconferma del mio ruolo a settembre (e quindi di qualche nuovo episodio) vi regalo i 'finali di stagione' dei personaggi più ricorrenti.

Sidisí mi ha congedato dicendomi che se quest'estate suo fratello lo porterà al concerto di 'enimem' mi penserà. Tra una rima in sardo e l'altra, ha anche imparato a pronunciare 'bad meets evil', anche se non sono sicuro che si ricordi cosa vuol dire.
Il fan dei videogiochi, quello del tema su Kirby, mi ha fatto dono di una puntigliosa lista di filmati youtube, della durata media di 2 ore ciascuno, contenenti guide e consigli tecnici su videogiochi che non possiedo. Ha anche segnato i minuti precisi dei momenti a suo dire più esilaranti.
Ritchie Rich si è fatto scrivere in testa dal suo parrucchiere una contrazione del suo cognome, che per "caso" è anche una parolaccia. Si è dovuto rapare quasi a zero.
Babi è stata posseduta da un demone berserker della distruzione. O per lo meno, questa è la spiegazione più plausibile del suo comportamento degli ultimi giorni: ha tagliuzzato in minuscoli pezzi la sciarpa dell'Inter di una sua compagna, fracassato cerchietti e uni posca, e infine sciacquonato varie scarpe da ginnastica nello spogliatoio femminile. Scherzoni da spaccarsi dal ridere, proprio.
Invece il mio gruppo di seconda ha prodotto con me una piccola animazione che potrebbe essere lo slancio necessario per far rinascere il sito della scuola.
Zelig... Beh, per lui potrei sbagliarmi, ma purtroppo sento aria di bocciatura. Immagino che non tutti ricevano un lieto fine.
Quanto ai filippini radioattivi, con la primavera si sono innamorati delle ragazze di terza, e passano il tempo a disegnare e ascoltare musiche smielate nell'attesa di ricevere la loro inevitabile prima delusione amorosa. Ma a quell'età si sa com'è: tempo due mesi e non si ricorderanno manco i nomi delle loro amate.

La sorpresa più grande però è arrivata quando la temibile Autorità ha consegnato in cooperativa il mio foglio di valutazione. Pieni voti, massimi risultati in tutti i criteri richiesti, e una nota scarabocchiata che dice "prenotato per il prossimo anno".
Immagino che a volte il lieto fine arriva quando meno te l'aspetti.

Ci si rivede a settembre! La campanella è suonata, school's over!!

lunedì 6 maggio 2013

Il disappunto del petomane

Ultimamente in classe s'è diffusa una nuova mania: ritoccare a penna le figure del libro è la norma, ma la novità consiste nel modificarle tutte con un tema comune: le scorregge. Nessuna illustrazione è immune ai fumettini "PROT" all'altezza del basso ventre: non solo i fastidiosi ragazzi dei dialoghi di inglese; ma anche Ulisse, Polifemo e persino le insospettabili balene sul libro di scienze non scampano all'epidemia di flatulenza grafica. E non so a voi, ma a me l'idea di una scorreggia di balena un po' terrorizza e un po' affascina, perché ti fa riflettere che a Pinocchio tutto sommato è andata di lusso.
La cosa, ad ogni modo, rende molto difficili le spiegazioni in classe, con scene del tipo:

"Mi hermano _____ en cocina. Qual è il verbo corretto da inserire?"
"Prot."

"In questo brano Achille duella con il più forte dei troiani..."
"Ah, aspetta, lo so, fammi pensare..."
"Dai, l'abbiamo detto mille volte! Et... Etto...?"
"Prot."

"Il fiume più lungo d'Italia è il Prot."

Seguono risate incontenibili. Se la prima volta può anche scappare un sorriso, alla decima avresti voglia di tatuargliela in fronte, la parola PROT.
Ma il livello di assurdità maggiore si è raggiunto oggi: dopo un'ora di inglese trascorsa stile stadio, con tanto di cori, la prof decide di punire la classe costringendoli a fare l'intervallo seduti per una settimana.
Uno di loro, che effettivamente non ha fatto nulla, esplode:
"Ma prof, non è giusto, io non facevo niente, non si può finirci sempre in mezzo tutti per i soliti, ma dai, ma dai, ma..."
E in quel momento gli cade l'occhio sul libro, dove campeggia una foto ancora immacolata. La tentazione è troppo forte...
"Ma PROT!"

Scorregge. Nuovi modi per esprimere il disappunto e far valere le argomentazioni.

mercoledì 1 maggio 2013

L'ipotesi della russa bollente

Sai che accadrà. Lo sai da quando hai deciso di fare un'attività che coinvolge internet. Ma mentre sei lì, accalcato con un gruppetto di tredicenni attorno all'unico computer funzionante, ti sembra di vederlo comparire al rallentatore. Lui, l'inevitabile compagno di ogni internauta: il pop-up porno.
Per un attimo speri che la finestra non richiesta che sta apparendo sia solo "Come guadagnaVe 620 euVo in soli 12 minuti", finché non compare una bionda che si aggiusta il decolleté, e la scritta Russe bollenti aspettano TE!
Ora, la scuola di pensiero più diffusa tra gli insegnanti riguardo a "sesso e adolescenti" consiste nel fingere che il collegamento non esista perché nessuno faccia domande. Il che equivale più o meno a chiudere forte forte gli occhi nella speranza di diventare invisibili. Io credo sia meglio, quando serve, parlarne con tranquillità, facendo capire che tra adulti responsabili e consenzienti il sesso non è nulla di innaturale. Ovviamente però le russe bollenti hanno già mandato i ragazzi in berserk quanto basta perché la parola "tranquillità" non sia più contemplata.

"PROF DAI CI CLICCHIAMO?"
"No che non ci clicchiamo!"
"Dai ma perché?"
"Vediamo se ci arrivi. Dove siamo?"
"...a scuola..."
"E a scuola secondo te posso lasciarvi navigare su un sito porno?"
"...no... Però povere russe bollenti! Loro aspettano me!"
"Credi davvero che dietro questa foto ci sia una russa che parla con te? È un messaggio automatico, qualcuno deve aver scaricato un virus che lo fa comparire mentre navighi. E se ci clicchi, molto probabilmente scaricherai altri virus. Spesso li nascondono nei porno perché sanno che la gente li guarda."
"Dai, prof, per chi mi hai preso? Le so benissimo ste cose! È solo..."
"Solo?"
Un attimo di misurato silenzio, gli occhi luccicanti rivolti all'orizzonte. Poi, con tono solenne:
"Solo che poi mi chiedo... E se questa volta fosse vero?"

Molto carino vivere di speranza, ma questa domanda rende spaventosamente logici gli sviluppi politici italiani degli ultimi anni.
Promesse bollenti gabbano TE!

martedì 16 aprile 2013

Impiccagione surreale

Il gioco dell'impiccato è uno dei più classici tappabuchi scolastici: mancano cinque minuti alla campanella e i ragazzi hanno il grado di reattività di un bradipo? Impiccato! L'ora di supplenza si sta trasformando in una carneficina senza precedenti? Impiccato!

Ma vi assicuro, non esiste esperienza mistica pari a giocare all'impiccato con un ragazzo dislessico/disgrafico.
Tutto ha origine in coda a un'ora di labo gestita da me e dall'altra educatrice, che proprio per riempire quell'ultimo attimo morto propone uno sfidone, senza sapere che il ragazzino (caso affidato a me) ha qualche "lieve" difficoltà di scrittura. Prima che possa proporre un'alternativa, però, il bambino dei Sidisì è già alla lavagna, gioioso e scalpitante come Charlie nella fabbrica di Willy Wonka.

"Ok, allora, valgono solo parole italiane... E pensa bene a quello che scrivi!" Lo avviso.
"Va bene, prof!"

G _ _ _ _ _ Y

Già qualcosa non torna. Come diavolo fa una parola italiana a finire per Y? Segretamente spero che la soluzione non sia un plausibilissimo "GAAAAAY".
"Prof tranquillo che te la sai!"
Comincio a pensare a tutte le canzoni che mi ha chiesto negli ultimi giorni ma nulla corrisponde. Nel frattempo spariamo le lettere.
A? I? F...?
Dopo cinque minuti ci manca una gamba all'impiccagione e la situazione è questa:
G _ E _ _ A Y
"...T?"
"Avete perso, ma dai, la parola era Green Day!"
Certo, ovvio. Tipo che sono DUE parole NON italiane e in ogni caso si scrivono con due E quando c'era spazio solo per una?
"Va bene dai, cambiamo gioco...?"
"No dai, mi piace, voglio fare un altro giro, ho già la parola! È pure italiana sicuro stavolta!" E comincia a scrivere.

G _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ O

Oh cacchio.
"Mi sembra un po' lunga come parola..."
"Niente scuse, dai con le lettere!"
Finiamo il giro vocali e la parola diventa:
G I _ _ _ _ _ A _ _ _ _ O
A questo punto è evidente che qualcosa non torna, perché le vocali sono talmente poche da non poter formare nemmeno una parola inglese. O il ragazzo ha la passione delle antiche lingue vichinghe o sta sbagliando da qualche parte.
"Ehm... Sei proprio sicuro che nessuna di quelle vocali si ripeta? O che non ci sia una O, per esempio?"
"Non vedi che la O c'è già alla fine? Eh ma prof!" E con aria di malcelata sufficienza disegna un'altra linea al nostro patibolo. Cretino io.
Dopo la nostra ovvia sconfitta (riusciamo solo ad azzeccare una singola C verso metà parola) salta fuori che la parola era "GIOCARE A CALCIO". Tipica parola unica composta da 13 lettere non ripetute.
Quando riempie gli spazi e si accorge che non ci sta manco volendo, ovviamente si arrabbia con noi, perché non sappiamo perdere e abbiamo fatto apposta a farlo sbagliare per andare noi alla lavagna. Infidi sabotatori.

venerdì 12 aprile 2013

Inglisc Reppers from Sardinia

Le mirabolanti avventure musicali del bambino dei Sidisì! [Vedi episodio "Calzature Brutal"]
"Allora, com'è andata la verifica di inglese? C'è qualche parola che mi vuoi chiedere?"
"Sì: che vuol dire Notafrei?"
"Ehm... Dove la vedi?"
"No è una cosa che volevo sapere..."
"Immagino tu intenda not afraid... Vuol dire non ho paura. Scommetto che l'hai sentito in una canzone."
"No, no, non te lo dico che ti arrabbi."
"Non mi arrabbio. È una canzone, vero?"
"Sì è una canzone, ma ci ha le parolacce. È di uno che non conosci di sicuro, un cantante nuovo che si chiama Eminem."
Zio. Ascoltavo Eminem che tu non eri manco stato concepito. Nuovo de che, rappava con gli etruschi.
"C'è anche un'altra canzone che non so cosa vuol dire."
"Dimmi, se non sono parolacce te le traduco." Per una volta che è interessato all'inglese, non voglio farmi scappare l'occasione!
"BEDDEMIZZEVÌGL!"
O______o
Abbandona questo corpo, bestia senz'anima.
"Sembra più un'imprecazione in sardo che una parola in inglese... Come si scrive?"
"Eh tipo così..."
Bed emizevil
Per fortuna ormai ho un certo allenamento a tradurre le traslitterazioni di questo nanerottolo, e provo a googlare "Eminem bad evil".
Eureka: "bad meets evil". Non ha nemmeno volgarità dentro, quindi glielo posso pure tradurre. Ma per me questo brano resterà per sempre da introdurre così:
...bentornati su Cagliari FM, dove dopo i Sidisí, ecco Eminem, l'esordiente rapper sardo che la tradizione dei Tazenda rinnovato ha! Questa è Beddemizzevìgl, e tutta per voi è!

mercoledì 3 aprile 2013

Il Buono, il Brutto e il Bidello

Nelle zone di frontiera, come il vecchio West o le scuole di Milano, vige una regola fondamentale: quando lo Sceriffo (o l'Autorità, o il vicepreside, o come diamine lo si vuol chiamare) non c'è, ad avere potere sono i tenutari dei saloon.
Figure truci e ringhianti intente a passare uno straccio lurido tutto il giorno, insomma dai, i bidelli.
Pardon, i commessi, perché ora vige questa regola politically correct per cui bidello è offensivo, sa di subalterno frustrato; invece se li chiami come quelli che ti vendono le camicie alla Upim è tutto un altro suono. Dai, da domani mi faccio chiamare medico.

Ad ogni modo, la mia disavventura pasquale inizia e finisce con i bidelli. Del tipo che mercoledì, ultimo giorno prima delle vacanze, la temperatura alle 7:30 oscillava tra i meno dieci e i cinque gradi a seconda di come tirava il vento, e io che arrivo sempre presto per via del treno trovo le porte della scuola chiuse. Dopo cinque minuti arriva trotterellando il... commesso Tracagnotti e io lo guardo in stile principessa Leia (Aiutami-Bidello-Wan-Sei-La-Mia-Unica-Speranza).
E lui: "Scusi ma lei non inizia alle 8?"
Io: "Ehm sì, ma non essendo di Milano la mattina mi sveglio alle 5 per prendere questo treno, oppure arrivo in ritardo... Mi fa entrare che si congela?"
Tracagnotti: "Sì ma non può mica pretendere, arriva qui troppo presto! Gliel'ha detto qualcuno che può venire così prima?"
Da Leia mi trasformo in Vader e tento di strangolarlo con la Forza, ma ecco che arriva una prof e Tracagnotti, il subalterno frustrato, si profonde in inchini e saluti a nastro, senza ovviamente questionare sull'orario. Ovviamente entro anche io e lancio il mio miglior gelido saluto a Tracagnotti, che altrettanto ovviamente finge che io non esista.

Poi, dopo sei ore filate senza un attimo di respiro, vado tutto contento a faxare i fogli firme del mese, trovando però la segreteria chiusa. Scorgo l'altra bid... commessa (NB: nella nostra scuola non ci sono segretarie, quindi indovinate chi si occupa del fax?)
"Signora Visotruce, ho bisogno di faxare i fogli firma, mi apre la stanza del telefono?"
"Non lo vede che sono impegnata? Li faxerà lunedì."
"Lunedì è Pasquetta!"
"Allora mercoledì?"
"Signora, se non faxo sta roba da scuola entro fine mese non vengo pagato."
"Eh ho capito ma sto pulendo, doveva pensarci prima."
Tracagnotti la guarda come dire "ben detto!", manco avessi leso la loro professionalità.

Che poi... Pulendo?! Sono due settimane che i trucioli di matita sui tavoli dell'aula sostegno sono lì, e che la 1^A non viene toccata "perché i ragazzi maleducati lasciano le cartacce sotto il banco".
Ma alla fine sono commessi, mica bidelli, che cavolo pretendo da loro?

mercoledì 13 marzo 2013

Sulla difensiva!

Ultimamente sto gestendo un piccolo laboratorio di fumetto nelle ore ritagliate, coinvolgendo ragazzi cinesi ed ecuadoriani con qualche problema di integrazione e un ragazzino italiano.
È un'attività non didattica, quindi ovviamente la reazione dei docenti varia da "è uno spreco di tempo" a "è l'Anticristo e Dio abbia pietà della tua anima".
L'altro giorno mi avvicina la prof di italiano e attacca: "Sai, abbiamo avuto un colloquio con la madre di uno dei cinesini... È con te che fanno i fumetti?"
Fiutando guai, metto in caricamento la mia pedante filippica-in-difesa-delle-attività-alternative (altresì detta supercazzola): "Sì, perché la valenza pedagogica del lavoro di gruppo BLABLA produzione artistica BLABLA zona di sviluppo prossimale e tutoring BLAB..." ma il mio flusso di coscienza viene interrotto da:
"No perché la madre ha detto che sia lei che il ragazzino sono entusiasti del Professore di Fumetto, volevo capire se eri tu."
...
"Sì, sono io" (Faccia spavalda)
Like. A. Boss.

martedì 5 marzo 2013

Pigmei post-atomici!

Ci sono giorni in cui vorresti portare al lavoro una cerbottana a sedativi di quelle che si vedono in quei film sull'Amazzonia. Vi assicuro che a volte la scuola è un po' una giungla, con tanto di tribù di pigmei che zompano di qua e di là dai banchi.
Tipo l'undicenne filippino la cui filosofia di vita gli impedisce di stare seduto per più di quaranta minuti filati. A metà delle lezioni, appena la prof gli volta le spalle (e incurante della mia presenza), scatta in piedi come una molla ed esprime il suo disappunto con un'ampia gamma di manifestazioni, che includono:
-Salire in piedi sulla sedia;
-Ballare "Gangnam Style";
-Correre i 15 metri in due secondi, dribblando l'ultima fila di sedie;
-Esibirsi nel Lancio dell'UniPosca;
-Ballare nuovamente "Gangnam Style", questa volta mimando anche la parte in cui il cantante si sdraia per terra.

Però ieri Babi, promettente futura psicologa, è riuscita a formulare una diagnosi.
"Non c'è niente da fare, sai... Non lo fa apposta, è solo radioattivo!"

I mutanti sono tra noi!

giovedì 28 febbraio 2013

Angolo d'orgoglio

A volte succede. Quattro dodicenni ti chiedono con sincero interesse di spiegargli cos'è successo alle elezioni perché nessun altro ha pensato di parlargliene, e ti ascoltano rapiti e senza timore di fare domande, di ammettere che non hanno capito o ne vogliono sapere di più. Allora capisci che per questo Paese un po' di speranza ci sarebbe, se ci fossero spazi per coltivarla.

martedì 26 febbraio 2013

Calzature BRUTAL!!

Usciti dalla palestra, mi fermo nel corridoio degli spogliatoi per cambiarmi le scarpe da ginnastica con dei vecchi anfibi antipioggia-antineve-antimina.
Ragazzino sudato: "Eh, che scarpe cattive! Sono quelle dei Sidisì?"
Attimo di disorientamento in cui credo di aver frainteso.
"Dei chi?"
"Maccome, non li conosci? Li ascolta mio fratello, fanno musica metalla!"
Trattengo un risolino.
"Ah, ok! Gli AC/DC!!"
"No, quelli non li conosco. Mio fratello però ascolta i Sidisì, e loro hanno le scarpe come le tue!"

Prossimamente nei migliori negozi di dischi: Shoes to Thrill, nuovo singolo dei Sidisì!

giovedì 21 febbraio 2013

Una cronaca speziata

Compito di oggi in piccolo gruppo: scriviamo insieme un articolo di cronaca su un episodio inventato. Scegliete la traccia tra:
A. Una giornata di scuola
B. Una lite tra compagni
C. Un evento sportivo scolastico

"Ragazzi, che dite?"
"La B! Facciamo che SI PICCHIANO!"
"Ooook, me l'aspettavo tantissimo. Come mai litigano?"
"Per una ragazza!" propone uno.
Io: "Aha, le cose si fanno piccanti! ;)"
Coro di OOOOH da stadio e tutti che si tirano pacche per una decina di secondi.
Riprendo: "Allora si vedono, parlano di questa ragazza e..."
"E scoprono che piace a tutti e due quindi SI PICCHIANO!"
Così, perché è la cosa più logica da fare. Sembra la trama di un film con Vaporidis. Allora provo:
"Ok... Ma mettiamo almeno una cosa che li faccia arrabbiare?"
Sempre il ragazzino di prima, folgorato dalla Musa Ispiratrice: "Uno dei due ha baciato la ragazza!"
Il coro di OOOOOOH e la pioggia di pacche riprendono. Siamo passati ufficialmente dai cinepanettoni a una roba a metà tra theOC e Jersey Shore, ma gliela passo per buona.
"Ma fanno tipo a spintoni o proprio a pugni?" li incalzo.
Un ragazzo sovraeccitato parte: "Ci possiamo mettere che si lanciano le o..."
Lo sgamo in mezzo secondo e lo interrompo: "Niente onde energetiche, temo che la prof sia contraria..."
Coro di oooh delusi, attimi di sconforto.
"Va beh, e come lo facciamo finire? E vi avverto, uno dei due uccide l'altro non è una risposta valida..."
Il solito ragazzino ispirato ha la risposta: "Vedono arrivare la ragazza che limona con un altro!"
Questa volta gli oooooooh sono attoniti ed ammirati, lo guardano con occhi luccicanti, poi uno bofonchia stupefatto:
"Sei... Sei... Sei piccantissimo!"

Ci siamo quasi strozzati dal ridere.

sabato 16 febbraio 2013

Ninja spietati dal Villaggio del Foglio

"...Allora, ragazzi, per diffondere in tutta la scuola l'iniziativa si potrebbero fare dei volantini, no?"
Ragazzino gangsta osserva affascinato la risma di fogli come se fosse la prima volta che ne vede una. Poi, come folgorato da un'idea, esordisce: "Scusa, prof, hai presente quando ti tagli il dito con un foglio di carta?"
Io: "Certo, è fastidioso."
Gangsta: "Ma secondo te si può anche tipo tagliare la gola alla gente con i fogli? Se sono affilati abbastanza, dico!"

La scena che si forma nella mia testa sembra tratta da un film di Tarantino. Fogli che volano ovunque e cascate di sangue antigravitazionale.

Io: "Ehm... ma perché vorresti tagliare la gola alla gente?" <-snodo fondamentale della questione
Gangsta: "Ma no, così per dire. Tipo se lancio dei fogli di carta in modo preciso, funzionerebbero come quelle stelle dei ninja... come si chiamano..."
Io: "Shuriken"
Gangsta: "Ecco. Potrei essere un ninja della carta."
Io: "Sai, non credo sia davvero possibile."
Gangsta: "Oh. Beh, posso comunque occuparmi io della distribuzione dei volantini, così ci provo?"
Io: "No."

Meglio non correre rischi. Specie con i ninja.


lunedì 11 febbraio 2013

Un sostegno concreto

Ma torniamo a parlare delle insegnanti di sostegno! L'altro esemplare del nostro ecosistema scolastico è l'attraente professoressa Moustache, così soprannominata perché ha baffoni così folti che neanche Maurizio Costanzo.
L'ultimo, curioso caso, è accaduto durante una verifica di analisi grammaticale.

Ragazzina: "Ma lunedì è un nome di cosa?"
Io: "Certo, pensaci: le cose non sono solo gli oggetti, ma ci sono anche nomi..."
Ragazzina: "...Astratti! Ma certo, grazie!"

...5 minuti dopo...

Moustache: "Cara, controlla bene! Lunedì è un nome concreto!"
Io: "Ehm... Ma non si può toccare o disegnare un lunedì!"
Moustache (con tono da Torna-A-Casa-Scemodimmerda): "E che c'entra? È concreto lo stesso, perché quando il lunedì arriva, si sente."

Stupido io. Perciò, applicando lo stesso ragionamento ("quando arrivano si sente") sono concreti anche, ad esempio, un crampo al sedere, l'emicrania, un orgasmo o un conato di vomito.
Direbbe il professor Layton: logica impeccabile, non c'è che dire.

domenica 10 febbraio 2013

Il prof fa le preferenze!

Ci sono momenti in cui nascondere le tue personali preferenze tra i tuoi studenti è davvero difficile. Un esempio?

Personaggio 1: BABI (nome fittizio).
Sì, è la stessa dell'episodio del Cioè. Per farvi capire, alla richiesta di un breve testo dal titolo "Mi presento", questa benedetta bambina ha consegnato il seguente elaborato: "Sono Babi, ho 11 anni e sono bella, carina, simpatica e la più intelligente della classe". Quando mi ha chiesto di valutarglielo, le ho fatto notare che aveva scordato di accennare alla sua grande modestia.

Personaggio 2: ZELIG (nome fittizio)
È il classico ragazzino 'con capacità, ma che non si applica'. Capisce tutto al volo, ma si scorda i compiti e il materiale. I professori lo vogliono sospendere un giorno sì e l'altro pure.

Scena: fine ora di matematica, Zelig nota l'altoparlante attaccato al muro e chiede alla prof di mate cosa sia.
Lei: "È un interfono che la preside utilizzava per comunicare con gli alunni".
Zelig: "Eh?"
Io: "Hai presente i Simpson? Gli altoparlanti che usa il preside Skinner!"
Zelig ovviamente capisce al volo: "Ah, ok! Ma funziona ancora?"
Prof: "Uff, che domande sciocche! No, è in disuso da anni!"
In quel momento Babi fa la sua migliore entrata in scena stile Look-At-Me-I'm-Fabulous, e fa: "Vorrei sapere di cosa state parlando! Ho sentito che qualcosa è in disuso da anni, cosa?"
"Il tuo cervello", risponde Zelig.

La prof sbotta scandalizzata, mentre io ho le lacrime per non ridere. Quando lo cazzio anche io, poco dopo, so perfettamente di non essere affatto credibile.
Ma che ci devo fare, si può essere più stronzi e più simpatici di sto bambino? XD

El pelo de Nando

A lezione di Spagnolo.
Prof: "Ragazzi, correggiamo il compito! Dunque, il testo parla di Nando, 'el primo de Noemi'... Che significa primo?"
Ragazzino: "Vuol dire cugino, prof!"
Prof: "Muy bien! Rispondiamo alla prima domanda... Leggi pure!"
Ragazzino: "Ok... 'Cómo lleva el pelo Nando?'... 'Nando está cañón'!"
[Trad. 'Come porta i capelli Nando? Nando è un figo']
...
Io: "Uhm, qualcosa non torna... Ma hai capito la domanda?"
Ragazzino: "Certo, chiede se Nando ha i peli!"
Prof: "...No, pelo vuol dire capelli... Ma non avrebbe avuto senso comunque!"
Ragazzino: "Ma sì: 'Nando ha i peli? Certo, Nando è un cagnone'!"
Prof: "Ma cañón non significa cagnone!"
Risate generali in classe.

Ora, l'equivoco di per sé non sarebbe così divertente. La cosa più curiosa per me resta come sia possibile che nella loro testa Nando sia contemporaneamente un cane E il cugino di un essere umano.

Affascinanti teorie su ibridazione e licantropia.

Il teorema del Cioè

Sapevo che mi ci sarei scontrato, prima o poi. Ci sono poche costanti nell'adolescenza: gli ormoni sballati, i cambiamenti fisici accelerati, lo sviluppo puberale... e poi c'è la più grande e fatidica incarnazione del Caos stesso: IL CIOE'.
Responsabile della precoce maturazione sessuale delle ragazzine da almeno quindici anni, nonché dei sonni turbati dei maschietti che volenti o nolenti vengono messi a confronto con i modelli di virilità supposta (supposta, gh :D) che porta.

Oggi è accaduto.
Stava lì, sul banco, e mi fissava con i multipli occhi dei figaccioni di turno. Una domanda sorge sponanea.

Io: "Chi diavolo è Davide?"
Babi (nome fittizio): "Maddai, Davide! E' un cantante, come fai a non conoscerlo, si vede proprio che non sei ggiovane!"

Già sento la venazza sulla tempia che pulsa, deh ciccina, ti insegno io ad accusarmi di nongiovinezza!

Io: "Ehi, piano. Questi qui sono gli One Direction, e inevitabilmente li conosco. Quest'altro è Justin Bieber, e purtroppo so chi è..."
Pallina (nome fittizio): "Bravo, fa schifo anche a me!"
Io: "Fa schifo a tutti. E questo è Ian Somerhalder, che fa il mio personaggio preferito di Vampire Diaries."
Babi: "No io non lo guardo, mi fa paura!"
Io: "Ecco. E dunque l'unico che mi manca è questo Davide, scommetto che sbuca da qualche urfido talent show."
Pallina: "Ecco... Da X Factor..."
Io: "Ti pareva."

Poi osservo la copertina con più attenzione, e noto un dettaglio inquietante nel titolo. E alla mia domanda finale che ne scaturisce le ragazze non sanno dare risposta:

"Ma com'è che la rivista ora si chiama Cioè GIRL? Significa che c'è anche un Cioè Boy?"
Zan zan zan.
La verità è là fuori.
Lo strumento del Diavolo per disseminare perdizione

Sostegno al sostegno

"Ma che classe luminosa! Che siano i vostri occhi curiosi a renderla tale?"
Mentre la neoarrivata insegnante di sostegno proferisce queste parole davanti a dodicenni perplessi e schifati, la guardo come guarderei un vincitore di Darwin Award che si scava la fossa da solo. Ma la proporzione di questo caso umano supera le mie aspettative.
"Caro, posso chiederti di dove sei?" Mi chiede.
"Sono dell'Oltrepò Pavese, non so se..."
Le si illuminano gli occhi.
"L'OLTREPO'!!! FISARMONICHE, VINO!!! Ma che fortuna!!! Ragazzo mio, tu sei un elfo!"
Non so precisamente se risponderle che il suo entusiasmo per la viticoltura spiega molte cose o se scoppiare a ridere immaginandomi con la parrucca bionda di Orlando Bloom.
"Comunque ascolta una con trent'anni di esperienza... le insegnanti sono PAZZE!" aggiunge con fare cospiratorio prendendomi da parte. Mentre lo dice butta in terra borsa e registro cercando le chiavi della bici.
"Io compresa" conclude, dando voce ai miei pensieri.

Oh beh. L'autoconsapevolezza è il primo passo.

Sfasamento temporale

Esaminiamo nel dettaglio il mio numero dell'altro giorno. Entro in classe alle 8 spaccate, e nascondendo lo sfattume con cui mi sono svegliato quella mattina, esordisco nel mio più riuscito "Buongiorno ragazzi!"
Loro mi guardano stile marziano e mi fanno: "Prof, ma ora non sei con noi". In quel momento sopraggiunge anche la temuta Autorità, che conferma che il mercoledì attacco alle 9.
Mentre maledico lo sfasamento temporale che mi è costato un'ora di sonno, mi ricordo che in teoria sto seguendo una carriera parallela come attore, così sfodero tutta la faccia di deretano che il succitato sfattume mi consente e replico convinto:
"Certo! Ma oggi sono venuto un'ora in anticipo per fare il concordato (?) straordinario!"
L'Autorità mi fissa per un istante eterno, poi...
"Giusto. Allora segnalo pure sul foglio ore!"

Direi che posso seriamente considerare un'ulteriore carriera: arrampicatore professionale di specchi.

Naturalisti in erba

Esercizio di Scienze: elencare alcuni elementi appartenenti al reame dei vegetali. Il panico si diffonde tra i ragazzi, che vivendo in città non si sono mai posti il problema di come si chiamano le piante (e alcuni hanno anche il dubbio se gli alberi siano piante).

Prof: "Forza, ragazzi, almeno cinque nomi di fiori!"
Ragazzo a me: "Dai, mi aiuti? Io so solo la rosa!"
Io: "Dai, quei fiorellini piccoli e bianchi, sono dappertutto, al parco li avrai visti... Pensa a come si chiamano."
Ragazzo: "Eh, mica lo so."
Io: "Dai, pensaci... si chiamano come la pizza!"
Ragazzo: "Ah, potevi dirlo subito!"
*SCRIB SCRIB*
Io: "No, non nel senso che il loro nome è "pizza"..."

Non posso lamentarmi di non venire preso alla lettera...

Fantasia macabra, parte 2

Continua l'epopea del tema-racconto libero. È il turno di Ritchie Ritch (vedi episodi precedenti).
Ritchie: "Prof, voglio fare un racconto horror. Con un mostro."
Io: "Va bene. Allora, chi sono i protagonisti?"
"Due fidanzati. Stanno andando a casa di lui per... Eheh... Eheheh..."
"Sì, diciamo solo che stanno andando a casa!"
"No, ma hai capito a fare cosa? Eheh... Te lo disegno?"
"NO GRAZIE HO CAPITO PERFETTAMENTE, comunque cosa gli capita?"
"Eh, si perdono nel bosco e trovano sto mostro."
"Lo descriviamo?"
"Ok. Ha... 8 nasi. E 18 orecchie. E... Facciamo 24 teste."
"Ritchie, così però alcune delle teste non hanno né naso né orecchie."
[Attimo di riflessione poco convinta]
"Oh cazzo è vero! ...Allora aumento il numero di nasi."

Nasi. Direttamente proporzionali alla malvagità.

Fantasia macabra

"Educatore, dai un'occhiata al tema fatto per compito da X?"
Consegna: inventa una fiaba o un racconto.
Svolgimento: "Questa è la storia di Kirby, un bambino monco a forma di palla con i piedi attaccati alla pancia che viene diviso in dieci copie da..."

O_____o
Non so se sono più stupito dal tentativo di far passare per fiaba inventata la trama di un platform per DS o terrorizzato dalla descrizione del protagonista messa giù così. Voglio dire, UN BAMBINO MONCO COI PIEDI CUCITI ALLA PANCIA? Cos'è, un sequel della Casa dei Mille Corpi??? Fa paura da dio, finirò per sognarmelo.
Il bello è che siete ancora vivi... quando cominciano a mangiarvi...

L'Autorità

Alcune presenze hanno la cattiva abitudine di sbucare senza preavviso come ninja per dire la loro non richiesta opinione. Tra queste, una certa donnina dotata di carica istituzionale, che per questioni di privacy chiameremo l'Autorità (come il concilio di vampiri cagacazzo di True Blood).

-Una ragazzina mi chiede di vedere le foto dei miei gatti. Da una fottuta parete sbuca l'Autorità: "Tsk, un gattaro! Che bestie puzzolenti, i gatti!"

-Scopro che una prof di italiano sta facendo un lavoro su Harry Potter. Da petulante nerd che sono, non perdo occasione per bullarmi della mia sciarpa di Grifondoro e vanto la mia conoscenza sulla saga. Giunge l'Autorità. "Cosa si fa oggi? Ancora Harry Potter? Tsk, una fantasia che proprio non condivido".

-Ragazzino nota il mio tatuaggio e mi fa le tre domande di rito (è vero? Quanto costa? Fa male farlo?). Mentre rispondo, con la freschezza del bagno dell'Autogrill, ecco l'Autorità: "Tsk, i tatuaggi! Che robaccia, come rovinarsi la pelle per la vita!"

Accipigna. Non so come farò a sopravvivere da oggi in poi senza la tua approvazione su così larghe fette della mia vita. Tsk, la vita è proprio crudele!
"Hem, hem!"

L'ora di Ritchie Ritch

Colgo uno strano luccichio al polso di un ragazzino imbottito di soldi (d'ora in avanti per brevità "Ritchie Ritch").

Io: "Ritchie, ma hai portato un Rolex a scuola?"
Ritchie: "Sì LOL"
Io: "Ma è tuo o di tuo padre?"
Ritchie: "mio, della comunione!"
Io: "Ah... Ma un altro orologio proprio non ce l'avevi?"
Ritchie: "Eh no..."
...Ok, forse gli serviva proprio...
Ritchie: "Di' prof, che ore sono?"
Io: "Scusa, guarda l'orologio!"
Ritchie: "Eh mica le so leggere le lancette! :D"


...Questione di status symbol?

(S)correzioni

Prof di spagnolo: "Il pronome él va scritto con l'apostrofo..."
Alunna stile Hermione: "Vorrà dire con l'accento!"
Prof: "Certo, scusate il lapsus!"
Ragazzino gangsta, rivolto a me: "Oh, hai visto che bravi, SCORREGGIAMO pure la prof!"
...
nonriderenonriderenonridere... BUAHAHAHAHAH X°°°D

La geografia è un'opinione

Capita molte volte che le perle più assurde non escano dalla bocca degli studenti, bensì degli insegnanti. La geografia, ad esempio, riserva molte sorprese nelle aule scolastiche. Ora, io non sono un genio della materia: ancora fatico a credere nell'esistenza del Molise o a saper elencare le province della Calabria, per non parlare della confusione che faccio con gli stati ex sovietici.
Ma riesco ancora stupirmi quando una prof, convinta, spiega ai ragazzi:

"Bambini, il TIBBET è una regione molto montagnosa, uè. Ci stanno montagne importanti, voi sapete che ci sta il KILIMANGIARO!"

O________o
Credo che a questo punto abbia intercettato i miei occhi strabuzzati e il mio compulsivo sillabare la parola "Himalaya".
Imprecisioni che capitano. Tipo un continente sbagliato.
Tipico paesaggio del Tibbet, con uno yak in primo piano

Vita Segreta

A dodici anni, la maggior parte delle cose che escono dalla bocca di un adulto suonano ancora come oro colato. O almeno, gli si concede un beneficio del dubbio estremamente ampio.

Tipo la scena di qualche giorno fa: dato il clima subtropicale generato dall'umidità milanese congiunta agli infernali caloriferi della scuola, mi tolgo la felpa in classe. Sotto, da bravo nerd, ho la maglia di Batman.
Un ragazzino mi nota e fa lo splendido: "Eh sì, arriva il prof Batman, dove l'hai lasciata Catwoman?"
Io, senza scompormi: "Mi aspetta giù nella Batmobile!"
Qualche risata e tutto si conclude? Sbagliato.
Una ragazzina ci pensa un po', poi timidamente esordisce: "...Prof, ma è davvero fidanzato con Catwoman?"

8D
La vita segreta di un supereroico educatore.



La mia bizzarra competenza, ovvero l'importanza di essere JD


Tratto e in parte riadattato dalle conclusioni della mia relazione finale di tirocinio, datata 2010. Una verità un po' imbarazzante che non potevo tenere nascosta XD (scusate il lessico paccoso da università)
...

CONCLUSIONI: LA MIA BIZZARRA COMPETENZA
C'è un particolare non propriamente ortodosso che ha rappresentato una parte importantissima del mio anno di tirocinio, e che sento di dover annotare in conclusione come snodo fondamentale del mio percorso di crescita, non tanto per la sua generale rilevanza educativa quanto per quello che ha rappresentato per me. Si tratta di una serie televisiva, Scrubs – Medici ai primi ferri, che conoscevo da qualche anno ma in cui mi sono imbattuto fortuitamente proprio nei mesi scorsi. La serie è una sit-com che mette in scena la vita di medici inesperti, che durante la prima stagione sono proprio tirocinanti presso un ospedale. Il protagonista, JD, spesso si abbandona a slanci surreali, veri e propri momenti di sospensione narrativa in cui immagina situazioni paradossali che lo aiutano a comprendere o “digerire” la dura realtà ospedaliera con cui si trova a fare i conti. Alla fine di episodi spesso all'insegna del demenziale, arriva sempre una piccola riflessione su quello che, nonostante tutto, i protagonisti hanno imparato, riportando lo spettatore al livello del reale-finzionale del telefilm.
In qualche modo sento che la fruizione della serie mi ha aiutato nel ridefinire la mia posizione rispetto al lavoro educativo, salvandomi anche da quel rischio di esaurimento precoce di cui dicevo all'inizio. In qualche modo è emerso negli incontri all'Università come tutti, chi più chi meno, siamo venuti in contatto con realtà dure, difficili e in qualche modo molto lontane dalla nostra, che spesso ci hanno posto quesiti e dilemmi etici di dura soluzione. Questa giustapposizione di mondi, per chi non è abituato, è una specie di battesimo di fuoco: è molto semplice fossilizzarsi sulla sofferenza, sulla violenza insita nelle storie con cui veniamo in contatto e farsi trascinare a fondo. Ci sono state sere buie in cui il peso di certe testimonianze, di certe storie di vita, è tornato a bussare alla mia porta ben dopo l'orario di chiusura del centro. Nottate in cui non riuscivo a chiudere occhio. Sensazioni di inadeguatezza che mi perseguitavano durante la giornata. Finché non ho trovato il mio modo per gestire tutto questo. Ho scoperto che l'ironia poteva essere la mia arma di difesa. Non un'ironia cinica, non un sarcasmo caustico: semplicemente uno spostamento di punto di vista, sufficiente a smascherare un po' la realtà da quel grigiore pesante che alcuni ragazzi si portavano dentro e vedere come certe cose sono più semplici di quello che appare. Immaginare i paradossi, proprio come JD, nella loro forma più ridicola, narrarseli con un po' di autoironia... è servito non solo a me per stringere i denti, ma anche ai ragazzi, perché fuori dalla loro ottica opprimente potevo scorgere per loro vie di scampo verso cui indirizzarli. Credo che nelle relazioni di cura, che sia terapeutica, familiare, esistenziale o educativa, sia necessario, assolutamente indispensabile non scordarsi come si fa a ridere. Perché in qualche modo bisogna tirare fuori quel che si riceve per assimilarlo meglio, e penso che la risata sia preferibile al pianto.
JD è stato un po' il mio maestro, e sono ridicolmente sincero ad ammetterlo. Ma ho trovato qualcosa che mi ha fatto ricordare che avere qualcosa per cui lottare non è tutto. Serve anche qualcosa su cui scherzare.
Si potrebbe intavolare una lunga dissertazione sul potere dei media nella nostra società, o sull'educazione diffusa che agisce per vie implicite. Ma non credo sia necessario, quando la spiegazione mi appare chiara e semplice: è tipico di me vedere messaggi importanti in cose futili, dove forse sono presenti solo in nuce.
Ma non è forse la stessa tendenza che mi porta a guardare quei ragazzi confusi e difficili e vedere in loro gli uomini e le donne che saranno? Non è questo che mi porta a leggere tra le righe e capire cosa può essere importante per loro?
Se questa non è una competenza da educatore professionale, allora posso affermare con certezza che dal mio tirocinio non ho imparato nulla.