martedì 24 settembre 2013

La linea di confine

Una delle cose più interessanti del lavoro alle scuole medie è che ti fa veramente capire quanto in poco tempo possa cambiare tutto. Metti piede in una prima, e trovi tanti orsacchiottini bisognosi d'affetto, che non si sono ancora resi conto che le elementari sono finite e vivono ancora in un mondo popolato da ovetti Kinder, Pokemon e un'ingenua curiosità per cose come le coniugazioni verbali. Nell'estate tra la prima e la seconda succede l'irreparabile. Trasformazioni! Peli! Sangue! Erezioni! Facce purulente! Che sembra la trama di un film di Rob Zombie e invece è la pubertà.
Questo confine non è mai stato evidente come oggi. L'inizio è da fiaba: immaginate di trovarvi in 1^C, dove bambini desiderosi di imparare vi guardano con occhioni luccicanti e sgranati dallo stupore. Mancano solo gli unicorni, ed eccovi un maledetto regno incantato. Il tutto condito da una giovane e volenterosa professoressa di italiano che ricorda un po' le maestre buone dei libri di Roal Dahl. Inizio la giornata così e sono ricolmo di speranze per il genere umano. Poi arrivo in seconda.
Sento gli strepiti e le urla dal corridoio. La bidella che fa brutto nell'angolo, scopettone alla mano. L'insegnante di sostegno arriva in lacrime, e con piglio Shakesperiano esordisce:
"Resisti, se riesci! Ahimè! Io qui non ci resto un minuto di più!"
"Che è successo?"
(Gesto teatrale per indicare con mano tremante la porta dell'aula) "Oltraggio! Affronto! Offesa oltre il prendono! Lui, immonda bestia senz'anima... Lui... Mi ha chiamato puttana!"
(Disappunto della bidella in controcampo, sguardi su di me, riflettore puntato, si aspettano una mia battuta e...)
Niente.
Non mi esce nulla di compassionevole che non suoni falsissimo, è già tanto se ignoro il mio cervello che scalpita per risponderle "benvenuta alle medie, tesoro" o "eeehi, che ti aspettavi?" come Uma Thurman con la Schwepps.
Cosa pensi che ti dicano dei dodicenni problematici con i cosiddetti girati? Insulti disneyani?
Passo la successiva ora a passeggiare con il ragazzino nell'ampio parco della scuola, mentre piano piano la sua rabbia svanisce. E se all'inizio dell'ora la prof 'la voleva picchiare', alla fine con le guance tutte rosse mi confida di sentirsi molto in colpa per le cose che le ha detto. E allora la linea di confine si fa pelo pelo più sottile, perché quando lui mi mostra il bambino che era, per un attimo riesco a vedere l'uomo che può diventare. E anche se cinque minuti dopo è già intento a scaracchiare su una sua compagna, posso sperare che quell'uomo non sia solo un'illusione. E che chiunque possa essere meglio di quello che una vita al margine ha fatto di lui.

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